Villa di Agostino Chigi detta “la Farnesina” a Roma (1509-1511)

La villa è considerata come il momento più alto del suo studio dell'antico, benché poi alla fine si verifica come non sia un'architettura concepita in maniera unitaria, perché ogni prospetto è diverso dall'altro, ma in ogni prospetto emergono degli elementi di chiaro riferimento all'antico che poi visti tra loro rispondono ad un criterio di logica generale. La villa fu commissionata da Agostino Chigi, ricco banchiere senese, il quale conosceva già Baldassarre, con il quale aveva già costruito una villa per il fratello detta villa Chigi “alle volte”. Questo edificio denuncia chiaramente una matrice bramantesca di riferimento che è andata da innanzitutto l'ordine con la scansione verticale segnata dalle lesene e come citazione dalla presenza del fregio delle aperture dei mezzanini (locali di servizio), in contestazione con quello che è il ruolo di un fregio architettonico.
Da un punto di vista del rapporto con il paesaggio e chiaramente un'architettura che cerca l'unione con il territorio circostante perché le due ali abbracciano l'area antistante l'edificio, la stessa presenza di un sedile che dimostra come l'architettura usufruisce anche del paesaggio circostante.
Nella facciata principale troviamo la loggia centrale nel quale si trova l'elemento coordinatore del prospetto, ovvero la serie di lesene che segna la loggia di entrata, lesene dove l’adozione dell'ordine che rimane canonica fino alla fregio, dove come detto si trovano una serie di aperture, che determinano l'interruzione dell'adesione appieno del linguaggio classico.

Dalla parte opposta dell'edificio troviamo un prospetto completamente differente e che si pone in contrapposizione con quello che abbiamo appena analizzato, la prima impressione che abbiamo è quella di un edificio chiuso rispetto al paesaggio circostante, benché dal punto di vista dell'ordine architettonico segue esattamente lo stesso principio del prospetto che dà sul giardino interno. Inoltre Baldassarre Peruzzi per la facciata immaginava una decorazione probabilmente ad affresco, cosa che non è stata poi realizzato.
La volontà dell’architetto di far aderire l'architettura al paesaggio viene notevolmente esasperata dalla decorazione interna, essendo grande conoscitore della prospettiva utilizzo questa sua conoscenza per ulteriormente arricchire e complicare le sue architetture (che di fatto sono molto semplici), infatti nelle ali dell'edificio Baldassarre immagina una architettura disegnata che non sarebbe altro che a dilatare ulteriormente lo spazio (molto utilizzati nel 1700), si può dire che realizza in pittura quello che Bramante aveva realizzato in stucco nel coro di Santa Maria delle grazie, ma mentre il Santa Maria delle grazie la finzione serviva perché dal punto di vista progettuale bisognava rendere un'architettura che di fatto non c'era, quindi per ulteriormente a decorare ed ad esasperare il rapporto con il paesaggio. Gran parte delle altre decorazioni si richiamano quasi certamente alle decorazioni visibili nella domus aurea di Nerone, decorazioni chiamate grotteschi.

1 commento:

  1. "...si può dire che realizza in pittura quello che Bramante aveva realizzato in stucco nel coro di Santa Maria delle grazie, ma mentre in Santa Maria delle grazie la finzione serviva perché dal punto di vista progettuale bisognava rendere un'architettura che di fatto non c'era..."

    Sono un vostro grande estimatore, tant' è che sto facendo riferimento a tutti gli articoli da voi pubblicati per la preparazione di un esame. Tuttavia credo che qui ci sia una piccola confusione. Credo che vogliate intendere il coro stuccato di S. Maria presso S. Satiro a Milano, il suo coro infatti non poteva essere realizzato altrimenti per la presenza di Via del Falcone dietro la chiesa stessa, dunque Bramante realizzò in prospettiva su una profondità di 90 cm quello che equivaleva a 3 campate normali. Spero di essere stato d' aiuto, se invece non fosse così vi prego di scusarmi.

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