La cupola di Santa Maria del Fiore (a partire dal 1418)
Nel 1418 viene bandito un altro concorso al quale partecipa anche Filippo Brunelleschi per la realizzazione della cupola di Santa Maria del fiore. Il duomo di Firenze era stato iniziato parecchi anni prima, infatti nel 1296 troviamo il primo progetto di Arnolfo di Cambio (un progetto di piccole dimensioni con tre navate, terminante in maniera trilobata, un abside e due cappelle laterali, tutte è tre pentagonali, nel vano di crociera si doveva impostare una cupola; il progetto andava ad includere il vecchio duomo di Santa Reparata, chiesa paleocristiana). Nel 1334 viene chiamato Giotto, per continuare il cantiere di Arnolfo (anche se si concentra più che altro sul suo campanile); Andra Pisano, che segue Giotto, finisce dal punto di vista scultoreo il campanile di Giotto. Nel 1350 Francesco Talenti viene chiamato per la realizzazione di un nuovo progetto della chiesa, la quale deve ampliarsi il vecchio progetto, mentre per quello che riguarda l'organizzazione spaziale non cambia molto (questo ampliamento è dovuto al fatto che esistendo ancora la Chiesa di Santa Raparata bisognava continuare ad officiare).
Prima ancora del concorso, nei primi anni del 400, Brunelleschi era stato chiamato per una consulenza sulla possibile copertura del vano di crociera, l’architetto aveva stabilito che il vano dovesse essere coperto da una cupola la quale non poggiasse direttamente all’altezza del termine della capriate, ma che poggiasse su di un tamburo (ovvero un elemento di raccordo tra una base prevalentemente rettangolare rispetto ad una copertura circolare) perché rendeva al meglio la stabilità della struttura. Ovviamente la presenza di questo tamburo complicava ancora di più la situazione perché alzava di oltre 11 m un'altezza che era già molto grande, quindi la base della cupola doveva partire quasi da 50 metri; chiaramente la costruzione di una cupola di 40 m di diametro ad un'altezza di 50 m sfidava chiunque (ricordiamo che al tempo le cupole venivano costruite attraverso il metodo della centinatura). Viene quindi indetto un concorso, tra le proposte Filippo Brunelleschi ne presentò una che venne considerata all’epoca arditissima, in quanto proponeva la realizzazione di una buona autoportante che evitasse il problema delle centine. Inoltre per dimostrare la bontà del suo progetto Brunelleschi, insieme all’amico Donatello realizzò un modello della cupola in scala uno ad otto e lo collocò accanto alla chiesa in maniera che fosse evidente come funzionava la struttura.
La cupola di Santa Maria del Fiore è stata concepita come due calotte sferiche (una interna centrale di copertura ed una esterna di protezione); fino ad oggi (vista la forma poligonale della copertura, evidenziata soprattutto dai costoloni marmorei), si era sempre pensato che dal punto di vista costruttivo la cupola fosse stata concepita come un poligono, in realtà recentissimi studi hanno dimostrato come entrambe le cupole sono state concepite come se fossero della calotte sferiche, quindi costituite da una serie di cerchi perfetti autoportanti, legati fra loro attraverso un sistema di muratura a spina-pesce (cioè ognuno dei mattoni sono addossati a quello sottostante e a quello successivo attraverso l’interposizione di un mattone messo di taglio, in modo che tale mattone vada a collegare i due cerchi successivi e precedenti, in modo che la struttura sia perfettamente incastrata e tutti gli anelli si mattoni paralleli al terreno siano collegati fra loro da mattoni trasversali). Questi anelli sono intervallati ogni tanto da una catena lignea (in totale 9), che non sono poggiate parallelamente al corso dei mattoni, ma sono lievemente rialzata verso l’alto e verso l’interno proprio per contribuire ulteriormente alla staticità della struttura Inoltre la struttura è rafforzata grazia all’inserzione . Per quanto riguarda l’ulteriore rafforzamento della struttura stessa Filippo Brunelleschi intervenne con l’inserzione di alcuni elementi trasversali in modo che la struttura sia completamente ferma; chiaramente anche dal punto di vista costruttivo l’architetto si rifà anche al mondo antico, soprattutto all’esperienza romana tanto è vero che i materiale utilizzati sono via via più leggeri mano a mano che si ci avvicina alla cima (la stessa muratura a spina-pesce era un tipo di sistemazione che Brunelleschi aveva notato nelle architetture orientali e in quelle veneziane).
Anche se non è ufficialmente riconosciuto, si è quasi certi che Brunelleschi avesse tratta ispirazione il Phanteon di Roma (l’edificio più grande allora esistente). Il 25 marzo 1446, quando muore Brunelleschi, Papa Eugenio IV benedice la cupola ancora non terminata (perché gli manca la lanterna); è presente alla cerimonia Leon Battista Alberti, del quale viene ricordata la celebre citazione nella quale dice che l’ombra della cupola di Santa Maria del Fiore è in grado di proteggere tutti i popoli toscani.
Nessun commento:
Posta un commento