Cortile del Belvedere (1504)


Il primo incarico ufficiale che gli viene dato da papa Giulio II è appunto la realizzazione del cortile del belvedere dove si nota chiaramente come Donato Bramante abbia completamente acquisito il linguaggio architettonico antico e come lo abbia saputo applicare, in questo caso, in maniera coerente rispetto a quella che era la tradizione del passato pur in certi casi declinando a modo suo quella che è la corretta esposizione del linguaggio rispetto classico. Essenzialmente il cortile del belvedere è uno spazio aperto stretto e lungo (300 X 100 m) che doveva collegare l'appartamento del Papa con una villa che si trovava più in alto rispetto al palazzo Vaticano che era la cosiddetta villa di Innocenzo VIII; il collegamento doveva avvenire secondo gli intenti di Donato Bramante, ma anche di Giulio II, attraverso la costruzione di edifici architettonici destinati all'attività di svago ma anche destinati all'attività culturale (infatti alcuni edifici nello stesso cortile dovevano contenere l'enorme mole di statue che i papi avevano collezionato durante gli anni), che nello stesso tempo doveva essere progettato come spazio verde (il livello più basso, che avrebbe occupato metà dell’area, doveva essere riservato ad ospitare tornei e spettacoli teatrali, i due livelli superiori invece dovevano fungere da aree verdi). 
Dal punto di vista architettonico il riferimento di Donato Bramante è l'ippodromo romano così com'era strutturato, proprio perché gli ippodromi romani avevano questa caratteristica di essere stretti e molto lunghi; essendo lo spazio in salita Donato Bramante aveva immaginato da una parte una serie di edifici a più piani (con biblioteche, appartamenti e varie stanze, che all'inizio dovevano essere articolati su due piani, poi venne aggiunto l'appartamento di Giulio II, sopra quelli del Borgia) mentre dall’altra perte doveva corrispondere un semplice muro (in quanto questa parte prospetta direttamente sulle mura, anche se originariamente si immaginavano i lati una serie di portici); per quanto riguarda il dislivello del terreno sono presenti due serie di scalinate e coronate. Attraverso tutta una serie di espedienti e utilizzando diverse quote Donato Bramante coniuga la funzione alla forma, nel senso che applica anche nelle soluzioni minime l'ordine architettonico in maniera compiuta. Anche in questo caso al piano terreno troviamo un arco che viene inquadrato dall'ordine (come nel piano terreno del cortile di Santa Maria della Pace caratteristico dell'architettura romana ed in particolare nel Colosseo), mentre sulle scalinate Donato Bramante si ingegna per creare anche delle soluzioni scenografiche, troviamo prima una scalinata normale che serve a superare il primo dislivello, mentre il secondo dislivello viene superato attraverso due cordonate in mezzo alle quali troviamo un grande nicchione affiancato da piccole nicchie; infine nell'ultimo livello l'architetto immagino un’esedra che doveva essere l'apice visivo e dove dovevano essere mostrate le collezioni di statue del Papa.
in questo progetto Bramante applica i principi della composizione prospettica ad un’opera architettonica, che investe sia il paesaggio che l’architettura, fondendo il tutto in una pittura; ma come detto il vero modello del cortile del Belvedere è l’ippodromo romano, il motivo può anche essere ricercato nell’ambito politico, in quanto con la costruzione del cortile la residenza del papa poteva rivaleggiare con le grandi domus dell’antichità.
Il cortile non ebbe mai la forma che aveva pensato Bramante, infatti per circa cinquant’anni il progetto avanzò come aveva pensato l’architetto, ma poi Sisto V decise di costruire un’ala trasversale per ospitare la biblioteca. Tuttavia l’edificio ebbe un notevole influsso sull’architettura civile successiva, sopratutto per quanto riguarda l’unione tra architettura e paesaggio
Infine è particolare la realizzazione di uno scalone che doveva mettere in contatto l’esedra con una zona verde sovrastante e Donato Bramante, anche qui coerente con il fatto che bisognasse mettere tutti gli ordini architettonici in una sequenza e volendo fermamente adottare questo sistema, si trova di fronte a una soluzione piuttosto particolare in quanto in questo caso abbiamo uno sviluppo elicoidale della trabeazione. Perciò Donato Bramante fa in modo che questa successione di ordini avvenga lungo i pianerottoli di accesso ai diversi livelli, ma nella sequenza non gli importa che coesistano diversi ordini, addirittura, poiché la trabeazione è un nastro che risale, l'architetto aggiunge una sorta di cuscinetti per arrivare a raggiungere la quota che fanno sì che il capitello della colonna non può che mai direttamente sulla trabeazione (anche questa una deroga).

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