La chiesa dei Santi Martina e Luca




Il cardinale Francesco Barberini ordinò nel 1635 la ricostruzione della chiesa di San Luca (dove, nel frattempo, erano state anche trovate le spoglie i Santa Martina), il completamento dell’edificio avvenne nel 1650. Il Cortona scelse un disegno a croce greca con terminazioni ad abside, con l’asse longitudinale leggermente più lungo di quello trasversale (queste differenza rimane tuttavia impossibile da notare al visitatore). la prima sensazione che si ha entrando in questo ambiente è la completa rottura delle superfici di muro continuo, ma questa non è solo una sistemazione estetica (fatta per sedurre ed abbagliare l’occhio), il muro ha qui una notevole plasticità (non è solo una divisione tra interno ed esterno), ripartito in tre piani alternati: il piano interno (quello più vicino al visitatore) si ripresenta nelle estremità segmentate dei quattro bracci (cioè nei punti importanti dove sono collocati gli altari e l’occhio richiede una chiara e netta linea di confine), il piano più lontano ricompare nei settori adiacenti, dietro le colonne divisorie, il piano intermedio invece è fissato nei settori vicini all’incrocio. 
 Tutt’intorno pilastri e colonne sono elementi omogenei dello stesso ordine ionico, è anche caratteristico di questo periodo di Cortona (a differenza di Bernini) il rifiuto dell’uso del colore, la chiesa infatti si presenta interamente bianca.
Nonostante la nuova interpretazione plastico-dinamica della antica pianta a croce greca, lo stile di Cortona è profondamente radicato nella tradizione toscana, come si nota dal motivo delle colonne isolate che proteggono le pareti rientrate nei bracci della croce, un’elementi di origine romana ma che veda la sua applicazione nel Battistero di Firenze.
Un’analisi delle decorazioni della chiesa fornisce notevoli prove delle radici fiorentine del Cortona, la scultura sembra infatti esclusa e non rappresenta mai una parte importante della sua architettura, il suo stile di decorazione venne quasi sicuramente elaborato prima nella pittura e poi trasferito in architettura.
La facciata dei santi Martina e Luca rappresenta un’altra rottura con la tradizione, il corpo principale della facciata è a due piani e leggermente incurvato, pilone fortemente aggettanti alle estremità (fronteggiati da doppi pilastri) sembrano aver schiacciato il muro che si trova fra di essi, tanto che sembra che la curvatura del muro stesso sia una conseguenza della compressione. Altra peculiarità è il fatto che gli ordini non hanno funzione di struttura e non dividono il muro curvato in settori nettamente distinti (nella fila inferiore le colonne sembrano esser state incastrate nella massa molle del muro, mentre al piano superiore pilastri squadrati si ergono sul muro in chiaro rilievo), questo sistema si inverte in corrispondenza del portale d’accesso (nella fila superiore colonne strutturali sono sprofondate nel muro, mentre nella fila inferiore forme rigide simili a pilastri sovrastano la porta).

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