Palazzo Massimo si trova lungo via Vittorio Emanuele, si tratta di un edificio che non si pone sul sedime stradale ma si adegua ad esso, infatti come curva la strada curva anche l'edificio (mai un edificio rappresentativo come questo aveva trovato delle soluzioni di compromesso con il contesto circostante come ha fatto questo edificio) è una delle prime volte in cui un architetto utilizza ricuce in maniera molto disinvolta quella che è l'architettura preesistente, facendo diventare le incongruenze che esistono delle stratificazioni dei diversi cori edilizi che vanno confluire in quest'unico palazzo il vero pregio dell’edificio.
Si tratta di un edificio che presenta una facciata simmetrica che presenta un colonnato ai cui lati troviamo dei pilastri e delle lesene (che ripartiscono visivamente lo spazio), al di sopra dei quali troviamo la presenza di un bugnato isodomo (in parte in travertino ed in parte in stucco che stimola travertino) sostenuto dall'ordine architettonico del piano terra (l’opposto di palazzo Caprini di Bramante). Nella facciata sono presenti delle finestre la cartella, come denota la cornice esasperata.
La famiglia cui apparteneva il palazzo era molto importante a Roma, infatti il capostipite, Domenico Massimo, svolgeva un compito molto importante alla corte di Giulio II e si era molto impegnato nella riqualificazione edilizia della città; il palazzo di famiglia era la cosiddetta domus magna, detta delle colonne perché la tradizione voleva che questo palazzo avesse già un porticato colonnato. Questo edificio, che si diceva essere stato fondato in epoca romana, doveva essere riqualificato al meglio perché nel 1527 era venuto il sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi di Carlo V (questo anno segnerà uno spartiacque nell'architettura romana perché alcuni architetti se ne andranno mentre altri rimasero per ricostruire). Domenico Massimo decide di fare testamento e lascia ai tre figli tre diverse proprietà che si trovavano su via Vittorio Emanuele (allora via Papalis), del palazzo più importante, lasciato a Pietro Massimo, se ne occuperà Baldassarre Peruzzi (gli altri due edifici vedranno interventi di Magone e di Antonio da Sangallo il Giovane).
In principio la facciata del palazzo non era simmetrica, per questo Baldassarre chiese ed ottenne che Pietro Massimo acquistasse un’ulteriore proprietà (quella che si trova a sinistra dell’atrio a colonne), per assumere il prospetto simmetrico che possiamo vedere. Il progetto originario venne anche in questo caso modificato, in quanto Baldassarre immaginava un cannocchiale prospettico che attraversasse tutto l'edificio dall’entrata fino alla terminazione del cortile; venne invece realizzato un breve corridoio che arriva fino al cortile, vero e proprio nucleo intorno al quale ruota tutto l’edificio.
Nel cortile del palazzo possiamo osservare il vero stile camaleontico di Baldassarre.
Una volta percorso il breve corridoio ed arrivati al cortile troviamo sulla destra, in asse con le campate del portico (dorico), la scala di accesso al palazzo (il primo ad utilizzare questa soluzione fu Luciano Laurana nel palazzo ducale di Urbino). Osserviamo che nel muro dove si trovano le scale di accesso ma nel cortile si trova un piccolo ninfeo (una piccola fontana, decorata da conchiglie e arricchimenti scultorei), con a fianco due porte su cui sono collocati dei sovrapposta provenienti probabilmente da dei sarcofagi romani (una delle due porte è vera l'altra viene posta soltanto per simmetria); al di sopra del ninfeo e delle porte si trovano tre bucature creata all'interno del muro che si chiamano “a bocca di lupo” (che possono essere in alto o in corrispondenza del sedime stradale) che contribuiscono a dare un ulteriore effetto chiaroscurale alla cortile. Tutto questo viene ricavato da uno spazio triangolare di risulta dato dallo scarto per la progettazione del cortile rettangolare (un sistema di richiamo molto l'architettura delle antiche ville romane caratterizzate dal ninfeo).
Una volta percorso il breve corridoio ed arrivati al cortile troviamo sulla destra, in asse con le campate del portico (dorico), la scala di accesso al palazzo (il primo ad utilizzare questa soluzione fu Luciano Laurana nel palazzo ducale di Urbino). Osserviamo che nel muro dove si trovano le scale di accesso ma nel cortile si trova un piccolo ninfeo (una piccola fontana, decorata da conchiglie e arricchimenti scultorei), con a fianco due porte su cui sono collocati dei sovrapposta provenienti probabilmente da dei sarcofagi romani (una delle due porte è vera l'altra viene posta soltanto per simmetria); al di sopra del ninfeo e delle porte si trovano tre bucature creata all'interno del muro che si chiamano “a bocca di lupo” (che possono essere in alto o in corrispondenza del sedime stradale) che contribuiscono a dare un ulteriore effetto chiaroscurale alla cortile. Tutto questo viene ricavato da uno spazio triangolare di risulta dato dallo scarto per la progettazione del cortile rettangolare (un sistema di richiamo molto l'architettura delle antiche ville romane caratterizzate dal ninfeo).
Sia il ninfeo che le due porte sono inquadrate da lesene al di sopra delle quali troviamo la trabeazione, che corre intorno a tutto il cortile; se infatti spostiamo lo sguardo, superata la lesena angolare, troviamo un prospetto completamente diverso.
Anche in questo caso troviamo due colonne, al di sopra delle quale si imposta la trabeazione e le finestre a bocca di lupo; in questo caso però, salendo ulteriormente in altezza, l’edificio prosegue nel piano nobile, sottolineato dalla presenza di lesene ioniche che culmina con un fregio decorato.
Anche in questo caso troviamo due colonne, al di sopra delle quale si imposta la trabeazione e le finestre a bocca di lupo; in questo caso però, salendo ulteriormente in altezza, l’edificio prosegue nel piano nobile, sottolineato dalla presenza di lesene ioniche che culmina con un fregio decorato.
Giriamo l'angolo troviamo per continuità la colonna proiettata sul muro che diventa lesena ma troviamo tutto un altro prospetto, troviamo le finestre a bocca di lupo sia sopra che sotto le vere proprie finestre (ed in questo caso è probabile che abbiano funzione di illuminare veramente di ambienti interni), ma soprattutto notiamo un trattamento della superficie muraria completamente diverso, non abbiamo più le lesene al piano nobile (in continuità con quelle del piano sottostante), ma abbiamo un trattamento bugnato (anche qui simulato stucco), il fregio però continua.
Per chiudere, elemento completamente di distacco rispetto ad altri prospetti, il prospetto su cui si affaccia il salone principale (quello con vista diretta sulla via papale), notiamo come al piano nobile abbiamo semplicemente una loggia di ordine ionico completamente struccata e decorata (con i lacunari del Pantheon).
Nell'antichità palazzo così costruito che si affaccia su un cortile e con quattro prospetti completamente diversi non si era mai pensato, perché la logica voleva che in rigorosa simmetria tutto fosse completamente omogeneo, il fatto che coesistano come se fossero quattro edifici completamente diverse che si affacciano su una corte interna era assolutamente innovativo soprattutto se si vuole qualche modo reperire ad un linguaggio classico (perché il linguaggio utilizzato è quello che potrebbe avere un palazzo dell'antica Roma però all'interno cortile contesta, pur usando il linguaggio dell'antica Roma, quello che al modo tradizionale di concepire l'architettura antica e di riproporla in termini rinascimentali).
qualcuno sa dirmi perchè le finestre a bocca di lupo si chiamano così ? da dove deriva questo nome ?
RispondiEliminagrazie in anticipo
Grazie! hai esposto in maniera più che esauriente i contenuti che riguardano questo palazzo. Specialmente per quanto concerne il cortile, non ho trovato nulla di così chiaro in diversi testi!
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RispondiEliminaPuoi dirmi che cosa è stata la tua fonte? Ci scusiamo per l'italiano.
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