Nasce a Settignano (nei pressi di Firenze) nel 1511 e muore a Firenze nel 1592, ebbe contatti con Michelangelo Buonarroti del quale realizzò la scala del ricetto della biblioteca laurenziana ed operò come architetto esclusivamente sotto Cosimo I e suo figlio Ferdinando. Di importante realizzò proprio palazzo Pitti (1558-1570; nel momento in cui Cosimo sposa Eleonora di Toledo, figlia del re di Spagna, non voleva abitare palazzo della signoria quindi decide di comprare da Luca Pitti il suo palazzo e decide di ricostruirlo facendolo diventare la sua reggia), originariamente il palazzo era molto modesto ma in seguito all'intervento di Ammannati venne ampliato nelle sue ali (anche se poi nell’800 venne notevolmente ampliato). L'originario palazzo acquistato da Eleonora da Luca Pitti (uno ricco mercante fiorentino), che si caratterizzava per una posizione abbastanza sopraelevata (su una collinetta rispetto al territorio pianeggiante della città), ma che soprattutto alle spalle beneficiava di una grande area verde che non aveva ancora assunto un ruolo di giardino (quella che poi diventerà il giardino di Boboli).
Ammannati ebbe un breve periodo di formazione anche a Venezia con Jacopo Sansovino (architetto toscano), tanto è vero che il prospetto sul giardino di palazzo Pitti richiamo a un'architettura presente in laguna e che è opera di Sansovino, ossia la Zecca.
L'intervento di Ammannati consistette fondamentalmente nell'ampiamento generale di questo primo nucleo del palazzo con la costruzione di due grandi ali a configurare una planimetria ad U, di conseguenza la costituzione di un cortile centrale di onore e la trasformazione completa del nucleo originario del palazzo (seguendo un preciso ordine nella costruzione degli ambienti per consentire alla famiglia iniziare subito a vivere nel palazzo).
Per quanto riguarda le trasformazioni del prospetto esterno Bartolomeo interviene al piano terreno chiudendo i due portoni laterali all'ingresso principale (al loro posto viene inserita una finestra inginocchiato, prima volta dopo Michelangelo) ed allargando le finestrelle tra i portoni; per quello che riguarda i piani sovrastanti Bartolomeo chiude le aperture che si trovano al di sopra del portale d'ingresso per poi aprire delle finestre più “moderne”.
La parte retrostante si stabilisce un legame molto stretto tra l'architettura e la natura circostante, nel senso che forse per la prima volta si ha una progettazione del verde (si definisce architettonicamente anche il verde), per cui possiamo dire che Ammannati progetta in palazzo Pitti nella stessa misura architettura e paesaggio (cioè immaginando una razionalizzazione degli spazi aperti in funzione dell'architettura e dei percorsi che vuole creare per il sovrano, si studia il verde come luogo dedicato a determinate attività, se vuole rendere il verde alla stregua di un paesaggio urbano ben definito).
Si nota che nel prospetto che da sul giardino è una citazione di quello che è già stato realizzato a Venezia (in particolare alla Zecca), infatti l'elemento innovatore di questa facciata è proprio il trattamento diverso del bugnato, che in qualche modo con l'ordine architettonico da una gerarchia dei diversi piani del palazzo. Osserviamo come partendo dall'ordine dorico e passando poi all'ordine ionico ed infine corinzio, la semicolonna progressivamente si libera del bugnato (al piano terreno troviamo un bugnato molto fitto e la colonna si può solo intravedere confondendosi con il bugnato degli archi adiacenti; ai piani successivi tra un elemento di bugnato e l'altro riusciamo a percepire parte del profilo della colonna). Si tratta di un elemento molto destabilizzante per il periodo, ovvero impiegare un ordine architettonico rendendolo equivalente di quasi subordinato ad una decorazione a bugnato (se a Venezia questo tipo di soluzione architettonica serviva ad evidenziare la fortezza della zecca, in questo caso non si sa fino a che punto potesse avere lo stesso senso perché siamo nel retro di un palazzo che si affaccia su un giardino, quindi possiamo immaginare che sia stata una adozione formale da parte di Bartolomeo indicativa di un certo modo di pensare).
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